La chiesa e l’attiguo monastero di S. Raimondo, sorgono nel centro storico di Piacenza, esattamente in C.so Vittorio Emanuele II al civico 154.
È domenica 10 settembre sono da poco passate le 16.20. Io e Marisa varchiamo il portone d’ingresso della chiesa del monastero. Da una porta a lato dell’altare, ci accoglie la sorella benedettina Madre Maria Emmanuel Corradini originaria di Reggio Emilia. Una calorosa stretta di mano e un grazie di cuore per dedicarci del tempo. Entriamo, qui non ci sono grate che ci separano. La stanza preposta al dialogo è piccola ma accogliente con tre sedie e un piccolo tavolo dove è riposto un crocifisso.
Il monastero permette la preghiera personale e la liturgia insieme alle monache e offre la possibilità di colloqui spirituali, sia personali che di coppia. Si tengono lectio e meditazioni per gruppi, associazioni e movimenti che ne fanno richiesta.
Il dialogo con Madre Maria Emmanuel scorre sciolto non subisce flessioni come invece si potrebbe pensare ricordando l’intervista di Zavoli a suor Teresa del Carmelo di Bologna. Allora la madre badessa spiegava che in clausura si perde l’abitudine al dialogo, e quindi si fatica a trovare le parole. Il parlare diventa quasi un esercizio innaturale nel silenzio della contemplazione. Madre Maria Emmanuel come la sorella suor Maria Martina, fanno della parola una calamita per attrarre persone.
Del resto ci dice che il compito di un abbate è anche quello di spezzare la Parola di Dio, quale strumento e pane quotidiano con cui Dio ci viene incontro.
Penso a quanto sono fortunati i piacentini ad avere un monastero in centro città. A chi di loro ogni mattina, alle 6.45 partecipa al canto delle Lodi dando la sveglia alla città. Lei li nota:“le persone entrano in chiesa con l’espressione del volto tirata, rigida, poi ascoltando il canto dei salmi e la parola, il volto si rilassa. Escono e sono pronti ad affrontare la giornata con i lori impegni e la loro quotidianità ma con la consapevolezza di portare nel cuore qualcosa di grande.”
Madre Maria Emmanuel Corradini insieme a suor Maria Martina, arrivano nel 2012 al monastero di Piacenza su richiesta del Vaticano. Hanno vissuto, prima di Piacenza, la clausura all’abbazia Mater Ecclesiae sull’isola di S. Giulio alla presenza di Anna Maria Canopi, abbadessa e fondatrice del monastero che sorge sull’isola.
Giunte nella città emiliana, luogo caro allo scomparso Cardinal Ersilio Tonini, il monastero contava otto suore ultra ottantenni. È bello sapere che due sole persone, sono riuscite con pochi mezzi a ridare vita a un luogo che era destinato alla chiusura.
Madre Maria Emmanuel non scorda quanto hanno fatto le “anziane” del monastero per la città di Piacenza, quanta preghiera di intercessione è stata fatta.
Prima di lasciarci nella mani della sorella Sr. Maria Martina, ci racconta di come la comunità abbia accolto con entusiasmo l’apertura e il dialogo attraverso gli incontri alle lectio. Addirittura alla festa della donna, un gruppo di donne le chiede di tenere una lectio sull’adulterio. Rimane sbalordita anche lei nel vedere un numero di partecipanti di gran larga superiore al previsto, che alla fine dell’incontro serale faticano a lasciare il monastero. Vorrebbero rimanere ancora lì. A Dio piacendo conclude l’incontro suor Maria Emmanuel, ma il gruppo presente all’incontro stenta ad alzarsi per lasciare la sala: “ le persone, ancora di più oggi, hanno bisogno di questi luoghi.” Il Monastero di S. Raimondo è una “locanda” dello spirito per la città. In una catechesi, Benedetto XVI ha dichiarato che “i monasteri sono oasi in cui Dio parla all’umanità.”
Afferma che Cristo le ha fatto un regalo bellissimo, le ha messo l’umanità in braccio.
Prima di entrare in clausura esercitava la professione medica. Racconta quando ancora faceva il medico: “una dello notti più belle che mi è capitata nella mia vita, è stata quando sono entrata in una stanza e ho trovato una madre con il figlio. Non ci è chiesto di salvare un popolo, basta salvare quelli che il Signore ci ha affidati. Questo figlio stava morendo a causa dell’Aids. Era un figlio che aveva fatto di tutto nella sua vita, ma la madre lo aveva recuperato. Anche lui aveva peccato, come noi, come il popolo di Israele, e sua madre lo ha recuperato ed è stata vicino al suo letto giorno e notte.
Nell’ultima notte, quando sono entrata nella stanza dell’ospedale, la madre stava dicendo a questo suo figlio: “Sergio, non avere paura, moriamo insieme”… questa è la preghiera d’intercessione! Questo è il dare la vita: “Sergio non avere paura, moriamo insieme”… come Ester con il suo popolo. E questa preghiera ha salvato il popolo e se stessa.”
Ci congeda e ci accompagna nel corridoio lasciandoci nelle mani di suor Maria Martina, che ci sorride amorevolmente.
Conosce i mezzi di comunicazione e racconta che alcuni fedeli hanno chiesto di diffondere le lecito della Madre abbadessa proprio attraverso l’applicazione WhatsApp. Porta la fede sulla mano sinistra, quale sposa di Cristo; ci fa da cicerone e ci guida alla visita del monastero, recentemente ristrutturato per dare ospitalità a chiunque voglia fermarsi. Nel pieno rispetto del motto Ora Et Labora , all’interno di un mobile vetrina si possono osservare dei piccoli lavori realizzati dalle monache: rosari, candele decorate e anche confetture di marmellate realizzate con i frutti del proprio orto.
Le monache hanno inoltre realizzato dei piccoli opuscoli ciclostilati contenenti le lectio di Madre Maria Emmanuel; ci dice suor Maria Martina molto apprezzati e richiesti dai fedeli
Salutiamo alle 17.30 suor Maria Martina. È l’ora dei Vespri e le sorelle devono prendere posto in chiesa. Io e Marisa rimaniamo ad ascoltare i Vespri. Le sorelle benedettine tengono molto alla liturgia. I salmi cantati sono accompagnati dall’organo e dalle note provenienti dalla cetra con le sue corde dell’anima.
Suor Maria Martina legge durante i vespri con una cadenza delicata, quasi accarezza la parola.
Finiti i Vespri, Madre Maria Emmanuel viene a salutarci con una promessa di rivederci per l’inizio di una nuova avventura.