Non venite prima delle 7 il cancello potrebbe essere ancora chiuso, ci avverte Sr. Myriam priora del monastero Lo so, lo percepisco, come noi lei insieme alle sorelle ci vorrebbero con loro ancor prima.
Lo stemma della famiglia Redi è tornato al suo posto al suo antico splendore. Attraversiamo la porta carraia sotto l’ala del vessillo Redi, che adorna l’antico cancello d’ingresso. Oltrepassando il cancello, ci sentiamo già avvolti nella cappa di color bianco delle Carmelitane Scalze, che ci restituisce una sensazione di fresco in questo caldo agosto. Badate bene che la sensazione di fresco è mentale in realtà l’aria condizionata della macchina fa il suo dovere.
La porta della chiesetta è spalancata, ad accogliere i fedeli per le lodi mattutine: Signore apri le mie labbra e la mia bocca pronunci la tua lode.
Un soffio d’aria fresca entra dalla porta della chiesetta attigua al monastero, le lodi hanno inizio. È tutta un’altra cosa lodare il Signore in questo oceano di pace: non sembra ma il luogo ha il suo perché. In questo caldo agosto, ove si sfiorano tranquillamente i 34 gradi, l’ufficio divino, diciamo aperto ai fedeli, è solo quello del mattino. Per le altre ore calde della giornata, ove celebrare terza, sesta, nona e vespri, ove sostare nella chiesetta e nella stanza del coro sarebbe come stare in un forno, gli uffici vengono svolti dalle monache in privato e in stanze più fresche. Questa mattina, Marisa, è riuscita a coinvolgere anche Barbara, la proprietaria del B&B dove soggiorniamo ad Arezzo. Barbara non sapeva dell’esistenza del monastero di Santa Teresa Margherita Redi, allora quale miglior occasione di fare conoscenza del luogo e dei suoi abitanti.
Terminate le lodi mattutine che vanno dalle ore 7:00 alle ore 7,30 ha inizio la S. Messa. Una messa settimanale dinamica, con la prima lettura, letta amabilmente da Marisa e a seguire la parola del Vangelo letta dal sacerdote. Dicevo messa “dinamica”, essenziale senza omelia. Essenziale che non significa superficiale, perché quello che conta è mettersi in ascolto, ruminare la Parola, fare silenzio dentro di noi. Ritrovare la via del silenzio significa ridare spazio alla voce interiore, quella che ci richiama a varie forme di riflessione, di ricordo, di ripensamento, di scoperta e di meraviglia. Un silenzio che non è vuoto ma pienezza.
Sr. Myriam come sempre si premura di indicarci nel libro della liturgia delle ore, i passi da seguire. Lo fa in modo minuzioso con i nastrini colorati in doppio raso a segno delle pagine. La cosa mi fa sorridere e mi viene in mente la fiaba di pollicino; qui la fiaba la titolerei pollicino della Clausura.
Intanto Sr Frances, che scrive il suo nome con lettere che sembrano uscite da un pentagramma simili a chiavi di violino, si adopera a sistemare l’altare al termine della messa. Non può mancare un abbraccio alla sorella da parte mia e di Marisa.
Come non manca un fraterno abbraccio a chi ci definisce simpaticamente e amorevolmente: braccio esterno del Carmelo. A dircelo è proprio lei Sr. Agata.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?
Grandezza del Signore e dignità dell’uomo, in questo cielo di S. Lorenzo, ove le stelle in cielo si faticano a vedere a causa dell’inquinamento atmosferico; ma noi siamo fortunati a goderne comunque della luce, qui in terra, nel cielo delle Carmelitane. Le nostre stelle, in formazione compatta, ognuna con una propria luce e identità, Sr Agata la stella che ride, Sr Maria Carmelita, Sr Angela che illuminerebbe la galassia, Sr Frances brilla come musica, Sr Elisabetta, Sr. Maria, Sr. Maria Emanuela la luce colorata, Sr Chiara Benedetta la sua luce irradia anche la Cina, Nico la stella nascente. Il firmamento si chiude con Sr Myriam. Se si guarda bene il cielo delle Carmelitane, si può rimanere abbagliati dalla sua piccola ma potente luce. Guardo bene, non mi sbaglio, lei nella mia volta celeste immaginaria è la stella alla mia sinistra.
In questo cielo è come sentirsi a casa propria.